E se ricominciassimo a camminare oltre che correre? Silvia Tenderini ci racconta ...

 


Cara Silvia come ti dicevo il mondo deve rallentare per recuperare energie nuove e riequilibrare il nostro futuro. Quello che continuiamo a vivere dovrebbe avercelo insegnato, ma non so se siamo riusciti a capirlo. Pensi che l'esperienza pandemica ci abbia insegnato qualcosa?

Sicuramente ci siamo spaventati. I ritmi di vita che avevamo raggiunto erano davvero esagerati: su e giù dagli aerei, di qua e di là nel mondo come trottole impazzite. E insieme a noi il virus in una diffusione mondiale. Un periodo di pausa e riflessione non può che averci fatto bene, a noi e anche all’ambiente. Se poi ci abbia insegnato qualcosa non so: dopo un primo momento di stordimento, ora non vediamo l’ora di ritornare ai nostri ritmi di prima. No, non credo che abbiamo imparato molto…

Bisogna rallentare, quando si cammina per lunghe distanze si ha tempo di ripercorrere il passato per avere occhi nuovi per guardare al futuro! I cammini stanno diventando il nuovo domani, ci racconti della tua esperienza, come è nata e come la stai coltivando?

Io ho viaggiato tantissimo nella mia vita e a un certo punto era diventata quasi una frenesia che facevo fatica a controllare. Poi per caso ho iniziato a camminare ed è stata la svolta. Ho iniziato per necessità, dovevo riprendermi da brutte disavventure, ma mi sono accorta presto che camminare mi curava non solo il fisico, ma soprattutto l’anima. Il cammino ti permette di superare distanze che sembrano inaccessibili, di raggiungere luoghi lontanissimi con consapevolezza, di rivalutare le tue capacità, di accrescere quella che chiamano autostima e di diventare una persona nuova, migliore. Camminare è alla portata di tutti, non ci sono scuse. Ognuno si può ritagliare i propri tempi, le proprie distanze, i propri obiettivi. Non occorre mettersi in competizione con altri, non è una gara, ma piuttosto una ricerca del proprio equilibrio. Questo comporta anche la ricerca del proprio tempo, quello passato fatto di ricordi e quello futuro fatto di progetti. Ammetto che durante i lunghi percorsi a piedi ho rivangato il mio passato e analizzato momenti belli e meno belli della mia vita, ho fatto progetti e soprattutto preso le decisioni più sagge, perché ponderate con calma al ritmo lento e costante dei miei passi. Camminare ci riporta inoltre a una dimensione che fa pace con l’ambiente. Impariamo a osservare il paesaggio in modo diverso, ad apprezzarne i colori, gli odori, i cambi di stagione.

Forse è proprio questo che la gente ha scoperto in questo periodo di pandemia: non potendo andare lontano hanno cominciato tutti a esplorare i dintorni, e si sono accorti che vicino a casa ci sono percorsi a piedi in luoghi bellissimi. Abbiamo avuto tutti voglia di uscire, di camminare, di sgranchirci dopo mesi chiusi in casa. Abbiamo scoperto di avere delle gambe e dei piedi che ci possono  portare lontano.

E' così importante per te uscire all'aria aperta che lo scorso anno è uscito A piedi per Alpine Studio edizioni, com'è nata questa idea e come l'hai sviluppata?

A piedi è una raccolta di esperienze fatte negli ultimi anni. Ci sono i percorsi classici di chi cammina, come il Cammino di Santiago di Compostela e la Via Francigena, ma ci sono anche altri percorsi che non sono da meno: tutto il percorso del fiume Adda dalla Valtellina al Po, la Via Postumia in Pianura Padana, il Sentiero del Viandante sul Lago di Como, tanti percorsi che scendono dalle nostre belle montagne. Il denominatore comune di questi percorsi è l’aspetto storico, perché io sono archeologa di formazione e non riesco ad attraversare un territorio senza osservarne anche gli aspetti che hanno condizionato la sua storia. Così mi soffermo sui personaggi che sono passati prima di me, sugli aneddoti curiosi, sulle sensazioni che un luogo mi da. E forse questa è stata la formula vincente del libro: chi lo legge mi dice che gli sembra di camminare al mio fianco, di essere lì in quel momento con me. Coinvolgo tutti nel mio cammino.

Sei contenta della pubblicazione ?

Si, certo. La nascita del libro è stata travagliata. E’ andato in stampa ai primi di marzo del 2020, ma subito con l’editore ci siamo resi conto che non poteva uscire un libro intitolato A piedi mentre tutti insultavano chi correva durante il primo lockdown. Ce lo saremmo bruciato. Così è stato messo in magazzino e tirato fuori a giugno, quando invece tutti avevano voglia di uscire, di andare, di camminare.

Se dovessi scegliere un percorso cosa proporresti ai lettori del terzo e perché, e se invece volessi proporre un cammino da fare di corsa cosa ci consigli?

Se devo suggerire un percorso… sicuramente un tratto della Via Francigena. E’ un percorso di 800 km che va dal Gran san Bernardo fino a Roma, ma se ne possono fare anche solo poche tappe per sentirsi immediatamente parte di un mondo speciale. Invece per correre opterei per un tratto del corso dell’Adda: si corre sugli argini, accanto all’acqua che fluisce lenta, immersi nel verde che cambia ad ogni stagione. Davvero non ci si annoia mai.



Nel futuro di Silvia Tenderini cosa vedi?

E qui si riparte coi progetti. Purtroppo siamo tutti vincolati dall’andamento di questa pandemia che ci condizionerà ancora per molto tempo. Ma vorrei camminare su percorsi lunghi, magari qualche via storica in Italia o nel Nord Europa: ce ne sono moltissime e non c’è pericolo di rimanere senza idee. Ho davvero la necessità di consultare cartine e preparare lo zaino, per riprendermi quel tempo di cui ho bisogno per pensare e per stare bene.

A piedi, Sivia Tenderini
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