Max Marta e la sua Iditarod Trail Invitational

Preparazione tecnica e scelta maniacale dei materiali, il freddo dell'Alaska  



Max raccontaci la storia che si cela dietro alla Iditarod Trail Invitational, perchè so che di storia ce n'è una ...



A pochi giorni dalla mia decisione di partecipare alla Rovaniemi 300, la Arctic Winter Race che si corre in inverno in Lapponia, ricevo dal mio caro amico Mauro delle belle domande per descrivere la mia avventura in Alaska del 2018, quando ho partecipato all’lIditarod Trail Invitational. Quale migliore occasione per riflettere su cosa sto andando di nuovo ad affrontare!

Quando nelle lunghe notti gelate levava il muso alle stelle gettando lunghi ululati nello stile dei lupi, erano i suoi antenati morti e ridotti in polvere, che levavano il muso alle stelle e ululavano nei secoli attraverso di lui.“ J.London

La storia parte da lontano, da quando dieci anni fa un amico mi coinvolge in quello che avrebbe dovuto essere il nostro nuovo comune obiettivo: correre l'Iditarod, ovvero la corsa che ripercorre le orme del cane Balto e della famosa epopea della corsa contro il tempo fatta da slitte trainate da cani che da Anchorage portarono fino a Nome un siero per debellare una epidemia di difterite, attraversando tutta l'Alaska in pieno inverno. 
Ma essendo la partecipazione ad inviti, dovevamo costruirci un cv degno per farci ottenere la partecipazione. Da lì iniziarono avventure al caldo, al freddo e in montagna che mi aprirono nel 2018 le porte dell'Alaska.


Pochissimi selezionati partecipanti nel febbraio 2018 hanno affrontato quest'avventura che, come nelle tradizioni artiche, portava a percorrere il lungo cammino in uno dei 3 solo modi permessi: a piedi, con gli sci o con le bici. A piedi ci si traina una pesante slitta con sopra tutto il necessario alla sopravvivenza, dal sacco a pelo che permette di dormire all'aperto dove le temperature toccano i meno 40, al fornelletto a benzina indispensabile per sciogliere la neve per fare acqua e  on morire disidratati a, più banalmente quanto di caldo ci fosse bisogno per vestirsi nel gelo dell'inverno artico.

Il percorso è assolutamente libero e non segnato, ci si limita all'obbligo di passare in alcuni check point obbligatori e ad un obiettivo da raggiungere. Tra un concorrente e l'altro ci possono essere decine di chilometri e il paesaggio fatto di un bianco assoluto ti accompagna mentre percorri fiumi e boschi e laghi ghiacciati. Non esiste un SOS Alert né nessun modo per chiedere assistenza, si è  lasciati alle proprie capacità di sopravvivenza.  Il materiale obbligatorio recita chiaramente Se hai bisogno che qualcuno ti dica cosa portarti in Alaska in inverno, allora stai venendo nel posto sbagliato!

La preparazione a questo evento la da solamente la lunga lista di obiettivi raggiunti anno dopo anno che gli organizzatori pretendono giustamente. Anche se poi ognuno è responsabile del proprio destino. Anche per l'equipaggiamento,  solo test effettuati in montagna, anno dopo anno, mi hanno permesso di fare le scelte giuste...beh alla prossima avventura voglio però provare a ridurre il peso a pieno carico della slitta, ma il problema è sempre lo stesso, non tanto cosa portarsi, ma cosa lasciare a casa!!!

Ma allora perché l'hai fatto?
ciascuno ha la propria risposta, ognuno ha i suoi motivi, il paesaggio la neve  la luce ma anche l'oscurità, la tua motivazione personale rimane la qualità piu' grande per affrontare questo sentiero.

Per chi fosse interessato http://www.iditarodtrailinvitational.com/

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