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Da oltre 25 anni, Montane fornisce abbigliamento innovativo per l'attività di resistenza, Montane finalmente arriva tra le nostre montagne italiane dal lontano british Lake District. Ne parliamo con Davide Grazielli

Cosa accomunano questi due luoghi di incontaminata bellezza?
Visto i due mesi passati, direi la pioggia. Scherzi a parte, il Lake District ha il suo lato più affascinante negli spazi e nella scarsa antropizzazione, ci sono vallate in cui passi con Lakeland 100 in cui sembra realmente di entrare in terreni inesplorati. La "nostra" montagna purtroppo è completamente diversa. Però... il fatto che in montagne da 1000 metri ci sia un terreno così severo, alpino, è sicuramente un punto in comune con la nostra Liguria.

Dove sono i limiti e come vengono testati i capi Montane?
I capi Montane nascono per essere utilizzati in attività di montagna, non per essere messi in città, e questa è la prima garanzia di avere un prodotto funzionale. Le linee semplici e pulite, i piccoli accorgimenti pratici, l'utilizzo di tessuti performanti: si vede immediatamente che non sono capi che nascono a tavolino, ma soddisfano esigenze. E'quello che mi ha sempre affascinato dei loro prodotti. Che poi siano belli e comodi da indossare ovunque, anche perché hanno dei colori umani in mezzo a questo revival degli anni 90, beh, non guasta neanche quello, no? Ragazzi, fidatevi di uno che begli anni 90 c'era: ci vestivamo di merda, perché riesumare certi orrori?



I prodotti Montane sono progettati per offrire l'abbigliamento più performante ma soprattutto vengono realizzati con produttori che rispettano i diritti delle persone, ce ne vuoi parlare?

Fortunatamente l'industria dell'outdoor è stata una delle prime a recepire un certo tipo di istanze e a lavorare in una direzione diversa per la tutela dei lavoratori e dell'ambiente. Onestamente mi sentirei a disagio nel promuovere un'azienda che non rispetti un certo ethos. Il mio passato nell'industria dell'abbigliamento sportivo mi ha insegnato molte cattive pratiche, sono orgoglioso di rappresentare un'azienda che lavora in una direzione differente.


Quali articoli ti senti di proporre per l'inverno per il popolo del trailrunning?
Io ho quattro o cinque capi culto che non abbandono mai, estate o inverno. I pantaloncini Fang sono un piccolo capolavoro, il tessuto si asciuga in un attimo, la fascia in vita non da fastidio manco dopo venti ore ed hanno tre tasche strategiche. Maglietta o vest Razor a seconda della temperatura e poi caldo o freddo, il mio secondo strato è sempre PRIMINO, il tessuto lana e Primaloft che è capace di regolare la temperatura e contrariamente al merinos normale, porta fuori l'umidità lasciandoti asciutto. Il guscio è sempre la Minimus Ultra Stretch, testata anche sotto 12 ore di pioggia da me e Mari alla Saintelyon due settimane fa. Infine Fireball Verso è il capo perfetto da infilare in zaino se fa molto freddo, o da indossare post corsa, o da mettere sopra una felpa per andare a farsi una birra o una cioccolata. Insomma, versatilità assoluta.


Come è nata la collaborazione con Montane?

E'iniziata anni fa quando avevo fatto per la prima volta Lakeland 100: mi avevano dato un po'di capi da testare, e per far capire la qualità, sia lo Smock che i pantaloni impermeabili li uso ancora adesso a otto anni di distanza. Hanno resistito a maltempo, piegature selvagge, lavaggi, abrasioni, cadute senza perdere niente. Tre anni fa si sono rifatti vivi, ho trovato in Giada e Andrea di Alpine Studio delle persone con una visione molto simile alla mia, i capi mi piacevano, ci è voluto pochissimo ad imbarcarci nell'impresa.


Testando sul terreno, quale è la vera caratteristica dell'abbigliamento Montane nelle ultra distanze?

La leggerezza, senza dubbio. Ma mai a scapito della protezione e della facilità di uso. Un capo Montane non è un esercizio di stile: è qualcosa su cui puoi fare affidamento giorno dopo giorno.

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